lunedì 22 aprile 2013

Pierre Picaud, alias Edmond Dantès.
Una storia vera.


Pierre Picaud - anche noto come François Picaud o Pierre-François Picaud - è stato un ciabattino francese, vissuto a Nimes nel XIX secolo, che ha ispirato ad Alexandre Dumas il personaggio di Edmond Dantès.

Nel 1807, Pierre Picaud era in procinto di sposarsi con una donna molto ricca e bella, Marguerite Vigoroux. Ma uno dei suoi amici, Mathieu Loupian - ristoratore, vedovo, con due figli, che desiderava mettere le mani sulla dote di Marguerite - era invidioso della sua fortuna.
Quando Picaud si presentò nel suo locale, dove si sarebbe tenuto il pranzo di nozze, Loupian, sapendo che stava per giungere un commissario di polizia, cliente abituale, fece ritardare la festa. Con la complicità di due clienti, Solari e Chaubard, Loupian accusò Picaud di essere una spia al soldo dell'Inghilterra; un quarto amico, Antoine Allut, era a conoscenza della falsa accusa, ma non ne fece parola. Il rapporto del commissario di polizia fu inviato al Duca di Rovigo, che fece arrestare Picaud nel giorno delle sue nozze e lo fece trasferire in gran segreto nelle prigioni del Forte di Fenestrelle (vicino Torino).
Picaud rimase in carcere sette anni, ignorando la ragione del suo arresto. Durante la sua prigionia, scavò un piccolo passaggio che lo condusse nella cella vicina. Strinse così amicizia con il detenuto Torri, un prete italiano, che in punto di morte lo nominò erede di un tesoro che aveva nascosto a Milano.
Nel 1814, con la caduta dell'Impero di Bonaparte, Picaud venne scarcerato. Assunse il nome di Joseph Lucher, entrò in possesso del tesoro di padre Torri e passò i successivi dieci anni a tramare la vendetta contro i suoi amici di un tempo. Travestitosi da prete, sotto il nome di abate Baldini, ritrovò Antoine Allut a Nimes. Allut, in cambio di un grosso diamante, raccontò della cospirazione ai danni di Picaud come di un gioco di cattivo gusto dettato dall'invidia. Picaud venne così a sapere che Loupian aveva sposato Marguerite e con la sua dote aveva acquistato un ristorante a Parigi, nel Boulevard des Italiens.

Giunto nella capitale, durante la Seconda Restaurazione, Picaud si fece assumere come chef nel ristorante di Loupian e diede inizio alla sua vendetta.
Numero 1 - Chaubard venne ritrovato morto sul Pont des Arts, con un pugnale conficcato nel cuore e un biglietto nella manica con su scritto "numero uno".
Numero 2 - Solari fu avvelenato. Sulla sua bara venne incisa l'iscrizione "numero due".
Numero 3 - Un malvivente, spacciandosi per il sedicente principe di Corlano, sedusse la figlia di Loupian, la mise incinta e chiese la sua mano. Il giorno delle loro nozze, Corlano inviò un biglietto ad ognuno dei centocinquanta invitati rivelando la sua vera identità e disonorando così la famiglia Loupian. Inoltre la ragazza, fatta ubriacare da una banda di complici, venne ritrovata sul luogo di un furto, sola e con le tasche piene di gioielli rubati, e venne condannata a venti anni di lavori forzati. Infine il ristorante del padre venne dato alle fiamme e Loupian si ritrovò sul lastrico.
Nel momento in cui Picaud pugnalò Loupian, Allut, che aveva iniziato a sorvegliarlo, lo legò e sequestrò, al fine di estorcergli del denaro. Picaud si rifiutò di cedere al ricatto e morì per mano di Allut.


Nel 1828, rifugiatosi a Londra, malato e moribondo, Allut fece chiamare un prete francese, a cui confessò tutta la storia. L'abate Madeleine inviò le informazioni ad un prefetto di Parigi, ed è proprio questo rapporto che venne ritrovato da Jacques Peuchet negli archivi della polizia.
Riguardo agli anni di carcere di Picaud, non potendo esserne a conoscenza, Allut sosteneva che gli fossero stati raccontati dal fantasma di padre Torri.


La principale fonte facilmente consultabile sembra essere riportata dallo stesso Dumas, in una nota intitolata «Pierre Picaud: Histoire contemporaine», pubblicata insieme all'edizione de Il conte di Montecristo nella prima serie delle Opere Complete di Alexandre Dumas, edita dal quotidiano Le Siecle nel 1846.
Secondo le indicazioni fornite in questo testo, Dumas si sarebbe in parte ispirato a questo documento di polizia ricopiato dall'archivista Peuchet - lavoro che assume particolare valore dal momento che gli archivi sono andati perduti in un incendio nel 1871.


Scrive Dumas in «Un mot à propos du Comte de Monte-Cristo»:
"Da lungo tempo avevo fatto un'orecchia, in Police dévoilée di Peuchet, a una storia di una ventina di pagine dal titolo Le Diamant e la vengeance. Così come si presentava, era semplicemente qualcosa di insulso: leggete pure, se avete dubbi. Ciò non toglie che dentro a quell'ostrica vi fosse una perla. Perla informe, perla grezza, perla senza valore alcuno, e che aspettava il suo lapidario."


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FONTI:

- http://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Picaud
- "Umana e divina commedia", prefazione di Claude Schopp. In "Il conte di Montecristo", Donzelli editore, 2010.
- http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Picaud
- http://en.wikipedia.org/wiki/Pierre_Picaud



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